A tutte le età, quando è “sano”, il gioco è un modo di estraniarsi temporaneamente dalla realtà per ritornare poi alla quotidianità in un certo senso più fortificati, perché c'è una serie di funzioni e bisogni che l'attività ludica soddisfa sempre, anche se varia con l'età e a seconda della storia personale.Le scuole di psicologia sostengono, tutte, l'importanza del mantenere attiva la capacità di giocare anche in età adulta, il che non significa restare a vita Peter Pan ma, attraverso il gioco condiviso, imparare più facilmente a stare con gli altri, costruendo relazioni solide, e ad affrontare con maggiore leggerezza l'esistenza.Però ci sono delle peculiarità che rendono il gioco proficuo per tutti, bambini e adulti, per esempio deve rispondere a delle regole precise, tanto che chi non le rispetta viene messo “fuori gioco” e, in questo senso, diventa un'attività educativa e formativa, soprattutto in giovane età.Il risultato del gioco deve essere incerto e questo sollecita anche quell'istinto all'agonismo insito in ciascuno di noi che sicuramente ci coinvolge e può educarci emotivamente. Una dose, anche minima, di competizione diventa puro divertimento, aumenta il piacere di giocare e continua a farci fare esperienze ludiche che stimolano la fantasia e il senso dell'avventura. Al contrario, con un risultato noto il gioco annoia dopo pochissimo tempo, così come uno spirito di agonismo eccessivo aumenta lo stress, con conseguente sofferenza e tensione.Un gioco “sano” dovrebbe essere anche improduttivo, quindi si dovrebbe giocare non per scopo di lucro ma solo per il piacere del gioco stesso. Pensiamo ad esempio ai giochi di mimetizzazione, alla capacità di costruire situazioni fantastiche tipica nei primi anni di vita e che da adulti non si dimentica mai del tutto.Ma soprattutto il gioco non può mai essere la risposta ad un'imposizione, deve essere “un’azione libera, conscia di non essere presa sul serio e situata al di fuori della vita consueta” (Hizinga J., “Homo ludens” - 1938).Quando vengono meno queste condizioni, soprattutto se ci si sente “obbligati” a giocare, non è più un gioco, è un'altra cosa…Eppure c'è un tipo di gioco che da sempre affascina e appassiona tutti, tanto da essere di gran lunga il più praticato (ci sono dei reperti storici interessantissimi a questo proposito!). Parliamo del gioco d'alea, il cui risultato, lucroso, è legato alla fortuna. Rientra in questa categoria il gioco d'azzardo.Secondo la definizione dell'articolo 721 del Codice Penale i giochi d'azzardo sono infatti “quelli nei quali ricorre il fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente, o quasi interamente, aleatoria”.In generale il gioco d'azzardo legale si articola in due filiere, la prima, quella del “gioco pubblico”, è un settore di attività riservato allo Stato, secondo l'art. 1 del d.lgs. n°496/1948 ed è gestita dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che ha affidato in convenzione stipulata il 10-10-2003, e successivo atto aggiuntivo, alla R.T.A. Lottomatica, ora Concorso Lotterie Nazionali, e ad altre imprese del settore, i giochi più diffusi: Lotto, Superenalotto, Lotterie nazionali, Gratta&Vinci, Scommesse sportive e a base ippica, Bingo e apparecchi elettronici di intrattenimento.La seconda filiera riguarda le attività delle case da gioco autorizzate (casinò). Si tratta di società per azioni il cui capitale è detenuto dalle amministrazioni concedenti. In Italia sono attive solo quattro strutture dove si praticano i giochi da tavolo “classici”, tipo la roulette, il baccarat, il black-jack, il poker, i dadi e sono a Sanremo, a Venezia, a Campione d'Italia e a Saint-Vincent. Per il resto abbiamo semplici sale giochi, anche di prestigio, sparse dappertutto, ma c’è da dire che non passa settimana in cui non ci siano annunci da parte di qualche amministrazione comunale riguardo la “sicura e prossima” apertura di un nuovo casinò cittadino…Alcune tra le lotterie di Stato generano anche fondi usati per finanziare servizi pubblici.Eppure abbiamo affermato che il gioco “sano” non dovrebbe essere lucroso, e in effetti il gioco d'azzardo in generale, proprio per la sua aleatorietà, contiene in sé un potenziale rischio spirituale. Si basa infatti sull'amore per il denaro e alcuni giochi in particolare su un principio puramente egoistico come quello di vincere i soldi che altri giocatori perderanno. In ogni caso tutti i giochi d'alea promuovono e legalizzano l'idea di ottenere qualcosa senza esserselo guadagnato e senza considerare che più si investe in alea, meno si confida sulle risorse e sulla cooperazione.C'è da considerare inoltre che, anche se viene praticato sporadicamente, il gioco d'azzardo comporta comunque uno “spreco” di soldi che potrebbero essere utilizzati diversamente, a prescindere dal fatto che le probabilità di vincita sono irrilevanti; in realtà tutti noi siamo tentati di sprecare denaro in tanti modi, e spesso lo facciamo, ma questo non giustifica il gioco d'azzardo, che rimane una pratica legata al concetto di “fortuna” e quindi ancora più inaccettabile per chi segue Dio.A questo proposito vorrei portare una testimonianza personale: ho conosciuto una persona che, agli inizi del suo cammino alla sequela di Gesù, ogni tanto giocava nella speranza di poter risolvere i suoi problemi economici con una grossa vincita e si affidava al Signore (e con questo pensava di essere a posto perché non credeva alla fortuna) proponendogli di dividere la vincita alla pari, qualunque somma avesse vinto ne avrebbe offerto la metà alla Chiesa… Ovviamente non ha mai vinto neanche un centesimo!! Oggi questa persona si commuove pensando con quanta tenerezza e con quanta pazienza il Signore l’ha liberata da simili ragionamenti distorti.La Bibbia in effetti è molto esplicita sull'amore per il denaro: “L'avidità del denaro, infatti, è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti” (1Tm. 6,10); “La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Eb. 13,5). E ancora: “Nessun servitore può servire due padroni perché odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.”(Lc. 16,13).Il Signore ci invita anche a guardarci bene dai tentativi di arricchire velocemente: “La ricchezza venuta dal nulla diminuisce, chi la accumula a poco a poco la fa aumentare” (Pro. 13,11); “Con il crescere della ricchezza aumentano i profittatori e quale soddisfazione ne riceve il padrone se non di vederla con gli occhi?” (Qo. 5,10).I giochi d'alea sono dunque sempre stati potenzialmente pericolosi per la salute spirituale dell'uomo, e lo sono anche per la sua salute psichica, perché possono indurre in maniera veloce a dipendenza, oggi più che mai. Ai giorni nostri infatti assistiamo ad un cambiamento qualitativo delle modalità di gioco che riesce a vanificare con maggiore facilità la condizione di libertà indispensabile a fare dell’attività ludica una possibilità di svago e di crescita.Il dott. Mauro Croce (già presidente dell’Alea, Associazione per lo studio del gioco d'azzardo) sostiene che ci sono delle caratteristiche del gioco che si sono quasi del tutto perse e questo facilita la possibilità della dipendenza, per esempio si è persa la ritualità: in passato c’erano ritmi legati a feste particolari, a riunioni di famiglia, nessuno credo abbia mai sviluppato una dipendenza dalla tombolata natalizia, ma dal Bingo sì; la tombola e giochi similari non sono più un rito, le sale sono ovunque, le macchinette pure, “non sono io che vado al gioco ma è il gioco che mi si offre”, dice il dott. Croce. Esiste di fatto un vero e proprio rischio ambientale, le slot-machine sono ovunque, anche in luoghi deputati ad altre funzioni.Non possiamo neanche sottovalutare gli effetti del bombardamento mediatico sulle varie possibilità di “vincere facile”, come recita uno spot pubblicitario, perché non è certo un caso che la problematica del gioco d'azzardo patologico sia esplosa in coincidenza con queste campagne pubblicitarie volute dallo Stato per incrementare le entrate.Ma si è perduta anche la socialità, perché il gioco lucroso è diventato prevalentemente una sfida solitaria o con una macchinetta già programmata o con l’utilizzo della rete telematica e quindi si è trasformato in un gioco tecnologico, particolarmente coinvolgente perché strutturato in modo da indurre a credere che la vincita possa essere legata all’abilità personale e questo porta inevitabilmente a insistere per migliorare e vincere. È aumentata la velocità di gioco: a volte bastano pochi secondi per una intera partita, e purtroppo la velocità è proprio uno di quegli elementi che più creano condizioni di dipendenza, perché non permette di staccare mai inducendo alla perdita della cognizione del tempo. Ma anche perdere crediti piuttosto che denaro può indurre a perdere la reale valutazione del danno economico che si sta subendo. Le strategie messe in atto per trattenere l’incauto giocatore sono veramente tante e raffinatissime. Soprattutto le slot-machine riescono a provocare eccitamento e trance perché hanno colori e suoni accattivanti, nelle sale-gioco segnalano in modo evidente l'eventuale vincita attirando l'attenzione sul giocatore che, a causa delle frequenti, piccole vincite che registra, ha l'illusione che complessivamente tutto stia andando per il meglio… Molto interessante a questo proposito è un'analisi condotta da “Taxi 1729”, una società di comunicazione e divulgazione scientifica di Torino, a cui rimandiamo per chi volesse approfondire questo aspetto.Il gioco ha perso anche di visibilità: in passato era contestualizzato alla cultura di un territorio (pensiamo per esempio a particolari giochi con le carte tipici di alcune regioni), era confinato in luoghi precisi e delimitati, nei casinò c'era una soglia d'accesso alta per determinati tavoli, oltre alla carta di identità, ancora oggi richiesta, si verificava per esempio l’attività lavorativa svolta perché alcune professioni ne erano inibite; in alcuni luoghi anche i residenti stessi non potevano accedere. Questo ha fatto sì che, nell'immaginario collettivo, per “gioco d'azzardo” si sia inteso quasi esclusivamente quello svolto nei casinò e che in qualche modo si sia quasi mitizzato, legandolo a personaggi famosi che hanno dilapidato fortune, mentre invece l'Istat ci dice che oggi la maggioranza dei giocatori d’azzardo compulsivi e borderline appartiene agli stati sociali medio-bassi.Incredibilmente pare rimanere ancora attuale la definizione di Cavour: “Il gioco è la tassa degli stupidi, unica forma di tassazione volontaria e non coatta”, anche se oggi diciamo meglio che è la tassa dei poveri, dei disoccupati, dei pensionati, spesso dei disperati: è l'unica tassa inversamente proporzionale al reddito.Uno studio diretto dall’Istituto di bio-immagini e fisiologia molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBFM-CNR) di Catanzaro, a cui ha partecipato l'Università della Calabria, pubblicato sulla rivista “Journal of Neuro-Sciences”, ha definito i tratti della personalità del giocatore patologico (gambler) derivandoli dall'applicazione di tecniche avanzate di intelligenza artificiale. In un comunicato stampa del 06-02-2018, il dott. Danilo Lofaro (ricercatore presso l'università della Calabria e coautore del lavoro) dichiara: “Sono stati utilizzati algoritmi di intelligenza artificiale per capire se esiste nei giochi d'azzardo patologici uno specifico costrutto di personalità. Sono stati inseriti nel calcolatore 6000 dati relativi a 160 soggetti che non hanno mai giocato a slot-machine o giochi d'azzardo e a 40 pazienti con gambling, ognuno dei quali era analizzato a seconda delle 30 caratteristiche alla base della personalità umana. La macchina, dopo aver processato i dati, ha identificato la migliore combinazione che permette di separare i sani dai malati. Il risultato che consente di classificare 8 gambler su 10 è quello costituito dai seguenti sotto-tratti: bassa apertura mentale, bassa coscienziosità, bassa fiducia negli altri, ricerca di emozioni positive, elevato tratto depressivo e impulsivo. Una persona con queste caratteristiche rischia la vulnerabilità verso questa patologia psichiatrica”.L'elenco di questi sotto-tratti ci dice comunque poco, o niente, del vissuto di quelle persone o delle infinite sfumature che ogni sotto-tratto stesso può presentare. Per quanto riguarda, invece, le conseguenze a livello personale e sociale di questo tipo di comportamento compulsivo, appare evidente che ha molti punti in comune con tutte le dipendenze: diventa centrale nella vita il desiderio, e la necessità, di dedicarsi in maniera sempre più esclusiva a quelle attività che sono ricercate perché in qualche modo procurano un’emozione positiva. Questa ricerca diventa un vero e proprio bisogno che se non si riesce a soddisfare provoca malumore, irascibilità, comportamenti aggressivi, autentiche crisi di astinenza. È come se la propria vita possa diventare davvero significativa, degna di impegno e attenzione, solo nel momento in cui “si agisce” calmierando il bisogno: per chi soffre di ludopatia è solo nel gioco che ci si sente in vita.C'è da dire che tutti noi, ogni giorno, siamo bombardati da promesse irrealizzabili e nei periodi di crisi economico-valoriale e di incertezza per il futuro, il gioco, comunque, permette di costruire una realtà parallela, uno spazio libero dai problemi della quotidianità per meglio conviverci, ma, per le persone psicologicamente più fragili, svolge una funzione compensatoria nei confronti del malessere della vita, colma un vuoto esistenziale, offre occasioni per fantasticare su mete irraggiungibili, incanala frustrazioni e purtroppo alimenta anche il pensiero magico.Infatti c'è un ulteriore dato da tenere presente, soprattutto perché se ne parla poco, ed è la correlazione tra giochi d'azzardo e occultismo: il 70% dei giocatori compulsivi frequenta gli operatori dell’occulto! E fra i maghi, o pseudo tali, stanno emergendo nuove figure, i sedicenti “spiritisti” che, per contattare un defunto, chiedono somme decisamente importanti promettendo numeri vincenti per il lotto e il superenalotto (dal Rapporto annuale 2013/14 su Giochi d'azzardo - Magia e Occultismo in “Osservatorio Antiplagio”).E se “malauguratamente” dovesse verificarsi una vincita, queste persone, incapaci di comprendere quanto ciò che appare consolatorio sia in realtà illusorio, sarebbero indotte non solo a continuare a giocare ma anche a convincersi sempre più dei meriti del mago di turno a cui si sono rivolte: non riuscendo a vederne la casualità, questa vincita diventa l'occasione per rimanere sempre più invischiati in successive trappole magiche, mortali per lo spirito.Ma col pensiero magico si innescano anche altri errori di comportamento che sono comuni a tutti i giocatori compulsivi e borderline, per esempio il pensiero superstizioso, che va dal “sentirsi in vena” per un’infinità di motivi irrazionali, all’aberrazione di evitare alcune persone perché convinti che “portino male” (le conseguenze sul piano spirituale sono facilmente immaginabili!); oppure il pensiero pseudo-statistico che riguarda i numeri in ritardo per cui si punta solo su quelli, senza tenere in debito conto la casualità, oppure il cosiddetto “controllo predittivo”, quando si ha la certezza assoluta, e si agisce di conseguenza, che entro un tempo breve la slot pagherà; o quando si portano delle giustificazioni delle perdite senza accorgersi che non hanno nessun criterio logico.La ludopatia, che è dunque una vera e propria malattia, è stata definita “patologia di massa”: le stime, approssimative, parlano di 1 milione e mezzo di giocatori compulsivi, persone incapaci di porsi un limite e disposti a tutto pur di giocare. Nell’articolo “La notte più nera: le dipendenze” abbiamo avuto già modo di dire che, purtroppo, il numero reale dei giocatori compulsivi è ben diverso dai numeri ufficiali, portando come esempio proprio la Puglia, ma in ogni caso, al di là dei numeri, il dato più importante è che chi ha scelto di giocare e di continuare a giocare finisce inevitabilmente col giocarsi la vita. Perché questa dipendenza è davvero “un suicidio senza morte”, scatena una deriva problematica caratterizzata da solitudine, confusione, perdite economiche di cui il giocatore compulsivo sembra non riuscire a rendersi pienamente conto, anche perché i familiari, gli amici che cercano di intervenire sono totalmente inascoltati. E stiamo parlando solo di giochi legali, abbiamo volutamente trascurato il mondo delle scommesse clandestine, delle possibili infiltrazioni con la criminalità, con l'usura, ma anche questo problema c'è ed è devastante.Di solito il gambler acquisisce consapevolezza quando tocca veramente il fondo, quando magari perde il lavoro o i rapporti in famiglia si fanno insostenibili. La consapevolezza è il primo, fondamentale passo sulla faticosissima strada verso il recupero della propria vita; strada tutta in salita, che è impensabile poter percorrere da soli, perché non basta né buona volontà, né forza d'animo, e la frustrazione dei sensi di colpa diventa il nemico più insidioso.Secondo alcuni esperti del settore, il volontariato, cioè il gruppo di auto-mutuo-aiuto, è lo strumento vincente per combattere la ludopatia. Il profilo tipico del volontario è il “facilitatore di gruppo”, che a volte è uno psicoterapeuta, più spesso è un ex-giocatore, ma la vera forza è data dalla condivisione.Un esempio potrebbe essere “Giocatori Anonimi”, una rete nazionale che comprende 70 gruppi sparsi in tutta Italia. Altre realtà, invece, considerano indispensabile il supporto di psicologi e psicoterapeuti proprio perché il gioco patologico quasi sempre deriva da problemi preesistenti personali e familiari, come sostiene la psicoterapeuta Roberta Smaniotto, presidente di “AND - Azzardo e Nuove Dipendenze”. Per altri specialisti ancora è la famiglia a dover essere al centro del percorso di recupero, come per esempio per “Logos”, di Salerno, o “Famiglie in gioco”.Le associazioni che si occupano di aiutare i fratelli che hanno questo tipo di difficoltà, grazie a Dio, sono veramente tante ed internet offre la possibilità di trovare facilmente quella più adatta e più vicina, per non parlare dei servizi disponibili presso le varie Asl. Noi possiamo pregare prima di tutto perché questi fratelli acquisiscano la consapevolezza di avere un problema e poi perché il Signore li liberi nei tempi e nei modi che solo Lui, nel Suo infinito amore, riterrà più opportuni.Rivolgiamoci a Maria, in Lei abbiamo dalla nostra parte una potentissima alleata:“Maria, Madre di Dio e Madre nostra, ti presentiamo tutti gli afflitti. Non solo le malattie del corpo, ma tante altre cause ci fanno soffrire. Madre, trafitta nell'anima dalla spada del dolore, sai che sono tanti i mali che affliggono i nostri cuori: tristi ricordi del passato, preoccupazioni per il presente, paura per il futuro, angosce, traumi, dubbi, insicurezze, depressioni, tristezze, mancanza d'amore e di stima, solitudine, dipendenze. Consolatrice degli afflitti, guarisci le ferite del nostro cuore. Sorgente della nostra letizia, dacci la salute interiore: la pace, la serenità, la tranquillità in tutte le circostanze della vita. Da’ coraggio e forza a chi è sotto la Croce. Da’ luce a chi è nel buio, libertà a chi è prigioniero, conforto a chi è in pena. Fa’ sentire la tua presenza a chi è solo. Dona la speranza a chi l'ha persa. Per questo, Madre di Dio e Madre nostra, prega per noi il tuo Gesù” (da “Preghiere di guarigione e liberazione”).