Ad esempio, consultando il sito web www.amicopsicologo.it, per citarne uno, è possibile visualizzare, suddiviso per regione o per area geografica, l'elenco dei professionisti che hanno aderito gratuitamente all'iniziativa e le loro disponibilità settimanali. L'accesso per tutti avviene attraverso il sito web.
Naturalmente non ci sorprende che l'isolamento possa diventare un dramma, ma quello che fa del Coronavirus una vera e propria emergenza psichiatrica è che stiamo vivendo un'esperienza unica nel suo genere e non abbiamo letteratura scientifica che ci supporti o ci orienti per capire che cosa ci può succedere, nel tempo, a causa di un lockdown globale e di così lunga durata come questo.
Un articolo recente (“The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence”), pubblicato nella rivista scientifica “The Lancet” dai ricercatori del dipartimento di medicina psicologica del King's College di Londra, cerca di analizzare e riassumerne gli studi sull'effetto psicologico, studi effettuati tra il 2003 e il 2005, durante le quarantene dovute alla SARS o all'Ebola. Il Lancet riferisce che isolamenti della durata di dieci giorni hanno prodotto effetti sino a tre anni dopo, con sintomi da stress post- traumatico e da abuso di alcool o altre sostanze.
Noi oggi abbiamo superato di gran lunga i dieci giorni di isolamento e inoltre non sappiamo a che cosa potrebbero portare i comportamenti evitanti protratti per mesi, lì dove chiunque si avvicini a pochi metri di distanza diventa un potenziale nemico.
Gli effetti economici della quarantena, allora come oggi, rischiano di peggiorare ulteriormente le condizioni psicologiche di tutti e i soggetti più fragili, i più facilmente colpiti dagli effetti psicologici dell’isolamento, pare siano stati le donne e i giovani tra i 16 e i 24 anni.
I fattori di stress evidenziati (frustrazione, noia e timore di essere contagiati) erano però strettamente connessi anche all'inadeguatezza di servizi e di informazioni, quindi, secondo i ricercatori, oggi diventa imprescindibile una logica gestionale chiara, un’informazione limpida per quanto riguarda i protocolli, e che i servizi debbano essere sufficientemente ed equamente garantiti.
Un ulteriore dato da non sottovalutare sono le conseguenze possibili sugli operatori sanitari: sono state infatti riscontrate conseguenze negative in termini di riduzione al minimo del contatto con i pazienti nei mesi successivi alla quarantena, oltre a irritabilità, insonnia, abuso o dipendenza da alcool.
Questo, in estrema sintesi, quanto già verificato per le quarantene precedenti, con l'aggravante per l'attuale lockdown, come dicevamo, della durata imprevedibile, con effetti psicologici altrettanto incerti considerando che l'ansia collettiva è già percepibile e che la diffidenza verso chi non rispetta le regole potrebbe causare tensioni.
Ma che cosa succederà, anzi che cosa sta già succedendo adesso, dentro le mura delle case, a quelle persone già fragili, a quelle soggette a malattie psichiatriche, per esempio, o a quelle sprofondate nella “notte nera” delle dipendenze, alle famiglie “disfunzionali” costrette ad una convivenza innescata in un regime di isolamento forzato? Pensiamo anche ai minori costretti a subire o ad assistere ad una violenza verbale e fisica senza poter accedere a nessun aiuto esterno. E tutto questo per un tempo ancora indeterminato, indefinito.
Secondo lo psichiatra Corrado De Rosa dovremo attenderci come minimo l'aggravamento delle patologie, perché il lockdown rende più complicati i percorsi di cura eventualmente già iniziati, così come è possibile che emergano alcune forme di disagio latenti oppure l'evoluzione di un disturbo, perché magari non ancora diagnosticato o perché curato in modo inadeguato (cit. “Isolamento e disturbi mentali: la psicopatologia del lockdown” di Simona Tarzia, per “fivedabliu.it”).
Le scene delle varie rivolte nelle carceri ce le ricordiamo ancora molto bene e rammentiamo anche tutti quei morti per overdose da farmaci nelle infermerie saccheggiate…
Ogni crisi d’astinenza è dolorosa, ma dove arriva la sofferenza di chi è costretto in casa e sa di non avere modo in assoluto di trovare una soluzione, né a breve né a lungo termine?
Pensiamo a chi soffre di ludopatia, ad esempio, o a chi ha sviluppato una dipendenza dal lavoro ed è costretto a chiudere la sua attività.
E che sofferenza è quella di tutti coloro che sono costretti a convivere con una o più persone in queste condizioni?
E i bambini? Senza la scuola, senza la partita di pallone, senza amici, e che vivono in famiglie così? Che adulti diventeranno?
Lo psichiatra Maurizio Pompili, nell’articolo pubblicato sul giornale on-line “Affaritaliani.it” del 20 marzo 2020, ha lanciato sui media l'allarme sul rischio suicidi.
Inoltre è prioritario tener conto che il tracollo economico indotto dal lockdown anche quando tutto sarà finito priverà molti di questi pazienti delle risorse finanziarie necessarie per pagarsi le cure.
La psichiatra Costanza Iesurum denuncia: “Esiste in Italia una situazione emergenziale da prima della pandemia. I pesanti tagli alla sanità hanno interessato i centri di salute mentale in maniera massiva: i dirigenti psichiatri e psicologi vanno in pensione, ma non ci sono nuovi concorsi, contesti dove lavoravano sinergicamente professionisti diversi ora sono sulle spalle di pochi sopravvissuti che li tengono in piedi con tirocinanti e volontari. In certe regioni può capitare di fare domanda di una psicoterapia e dover aspettare un anno” (cit. in. “Il Coronavirus è anche un’emergenza psichiatrica di cui nessuno parla” di Massimo Sandal, per “esquire.com”).
Questo, e purtroppo molto altro ancora, compone il quadro desolante di quanto stiamo vivendo in questo tempo, ma in il Signore ci suggerisce di pregare così:
“Quando sulla terra ci sarà fame o peste (…), quando vi sarà piaga o infermità di ogni genere, ogni preghiera e ogni supplica di un solo individuo o di tutto il tuo popolo Israele, di chiunque abbia patito piaga e dolore e stenda le mani verso questo tempio, Tu ascoltala dal cielo, luogo della tua dimora, perdona e dà a ciascuno secondo la sua condotta, Tu che conosci il suo cuore, perché solo Tu conosci il cuore degli uomini…” (2Cr6, 28-30).
Allora preghiamo, diventiamo noi la voce di chi non ha voce, il nostro Dio è un Dio fedele, mantiene quanto ha promesso… “Andrà Tutto Bene”.